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Storia e modelli

ANNI ’40

Il 23 aprile 1946 la Piaggio & C. S.p.A. deposita il seguente brevetto: “motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica”.

Enrico Piaggio comprese che per realizzare qualcosa di realmente innovativo avrebbe dovuto scegliere un progettista la cui mente fosse sgombera da ogni concetto costruttivo riguardante una motocicletta; scelse così l’Ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, progettista di elicotteri e uomo che “detestava le motociclette”.

 

D’Ascanio detestava dover scavalcare una moto per sedercisi sopra, così sfruttò le sue conoscenze per inventare la prima moto a scocca portante, priva di struttura tubolare in acciaio e, grazie a questo, priva di tunnel centrale.

 

Adottò una sospensione anteriore ispirata a quella dei carrelli per aerei e creò un motore concettualmente derivato dai motori d’accensione aeronautici. Spostò il cambio sul manubrio, coprì il motore con il telaio per rimediare alle frequenti perdite d’olio che macchiavano i pantaloni, aggiunse la ruota di scorta in quanto la maggior parte delle strade dell’epoca erano in sterrato ed i motociclisti erano costretti a rimediare alle frequenti forature. Modellò la posizione di guida risultasse la meno affaticante possibile.

© Archivio Piaggio

© Archivio Piaggio

ANNI ’50

Era nata la Vespa. Il 24 marzo 1946 lo scooter debuttò alla Mostra della Meccanica e Metallurgia a Torino, il giorno dopo il leader dell’Azienda Enrico Piaggio, in una lettera indirizzata al Direttore dello stabilimento e a tutte le maestranze, così scrisse: “Ho il piacere di comunicarVi che i primi esemplari hanno incontrato l’ammirazione generale. Vi esprimo il mio più vivo compiacimento, certo che con l’unione di tutte le forze, potremo segnare altri passi importanti per la nostra ripresa industriale”.

Tant’è che Enrico Piaggio nei primi mesi del 1946 propose alla Moto Guzzi la distribuzione della “Vespa”. L’offerta fu però declinata per il parere negativo di Carlo Guzzi, assai contrario a progettazioni esterne, e per la ferma opposizione di Giuseppe Guzzi verso i motocicli a ruote basse, a causa della loro instabilità.

Successivamente a tale diniego, Enrico Piaggio decise di organizzarsi per conto proprio.

Occorre aggiungere che il primo lotto pre-serie della “Vespa 98”, al prezzo di 55.000 Lire, non era stato accolto con entusiasmo dalla clientela; oltre alle versione “classica” (da 55.000 Lire) venne messa in vendita una versione lusso a 61.000 Lire con alcuni optional quali il contachilometri, la stampella laterale e i raffinati pneumatici con fianco bianco.

Con l’aiuto di Mario D’Este, suo disegnatore di fiducia, a Corradino D’Ascanio bastarono pochi giorni per mettere a punto la sua idea e preparare il primo progetto della Vespa, prodotto a Pontedera nel 1946.

ANNI ’60

La vendita dei primi 50 esemplari, costruiti e assemblati artigianalmente, procedeva comunque a rilento.

Per nulla scoraggiato dalle avversità, Enrico Piaggio decise di approvare l’allestimento della linea di montaggio per la produzione di serie e cercò l’aiuto della Lancia per l’iniziale appoggio commerciale.

Il nuovo scooter ottenne di essere ospitato nelle concessionarie della Lancia, si diede così avvio alla produzione in serie di un primo lotto di 2.500 esemplari, 2.181 dei quali furono venduti nel 1946; un risultato destinato a quintuplicare nell’anno successivo, con 10.535 Vespa vendute.

 

L’intento di Enrico Piaggio nel produrre la “Vespa” non era quello di avviare una casa motociclistica, ma semplicemente di trovare una momentanea produzione alternativa, di largo consumo, che consentisse all’azienda di superare le inevitabili difficoltà del dopoguerra e, in seguito, riprendere la tradizionale costruzione aeronautica.

 

La prima Vespa aveva una cilindrata di 98 cm³, motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete, potenza massima di 3,2 cavalli a 4500 giri al minuto, che consentivano una velocità massima di 60 km/h e il superamento di pendenze del 20%.

© Archivio Piaggio

© Archivio Piaggio

ANNI ’70

La posizione del motore consentiva la trasmissione diretta dal cambio alla ruota posteriore senza catena, che faceva parte della semplicità progettuale che ha favorito il successo planetario della Vespa.

Nel 1948 l’azienda arriva a produrre 19.822 mezzi. Quando poi la produzione prende il via anche nella prima Licenziataria tedesca, negli anni cinquanta, ecco raggiunti i 60.000 mezzi, mentre tre anni dopo ben 171.200 veicoli varcheranno le porte degli stabilimenti.

Il prezzo di 68.000 lire equivaleva a diversi mesi di lavoro di un impiegato, tuttavia la possibilità del pagamento rateizzato fu uno stimolo notevole per le vendite: la Vespa dette il primo impulso alla motorizzazione di massa in Italia, prima ancora dell’avvento dell’altra grande protagonista, la Fiat Nuova 500.

La Vespa è stata prodotta con varie motorizzazioni. Dai modelli 50 cm³ (1963) alle 125 cm³ che potevano ospitare un passeggero (in particolare il modello Primavera), fino alle versioni da 150, 160, 180 e 200 cm³.

Nonostante lo scorrere degli anni, la Vespa rimane uno degli esempi di design industriale più riuscito al mondo. La sua linea, pur variando nel particolare, rimane inconfondibile nell’insieme: qualsiasi sia il modello, qualsiasi sia l’anno di produzione, le sue caratteristiche fondamentali rimangono impresse a tal punto che l’oggetto Vespa è identificabile in modo univoco.

Vespizzatevi!

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